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Guida alle elezioni legislative irachene

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A cura di Pietro Longo

Il prossimo 7 marzo 2010 si terranno in Iraq le elezioni per il rinnovo del Parlamento. Dal 2003, anno dell’invasione statunitense e della deposizione del presidente Saddam Hussein, si tratta della seconda elezione dell’organo legislativo della Repubblica (la prima nel 2005). La vita politica del paese è ancora piuttosto incerta a causa della perdurante presenza militare straniera e degli scontri tra le forze politiche. Di seguito offriamo un quadro delle regole elettorali, del sistema di voto e delle liste in corsa.

***


I Poteri Pubblici in Iraq

Secondo la Costituzione irachena vigente i pubblici poteri, separati tra loro, consistono in legislativo, esecutivo e giudiziario.

Il potere legislativo spetta al Mağlis al-Nuwwāb o Consiglio dei Rappresentanti, eletto direttamente dal popolo. Accanto a tale assemblea, come in tutti i modelli federali, è previsto un Mağlis al-Ittiād, la camera delle regioni e dei governatorati. Il Parlamento è competente per la legge federale, la nomina del Presidente della Repubblica ed altri organi come il Presidente ed i membri della Corte Federale di Cassazione (art. 61). Inoltre dispone della facoltà d’interrogazione nei confronti del Capo di Stato e ne chiede le dimissioni, dopo la condanna della Corte Federale Suprema e per crimini come alto tradimento, violazione del dettato costituzionale o del giuramento. Circa l’attività legislativa, i parlamentari possono presentare disegni di legge o votare quelli proposti dal Presidente della Repubblica e dal Consiglio dei Ministri.

Il potere esecutivo è condiviso tra il Presidente ed il Consiglio dei Ministri, denominato Mağlis al-Wuzarā’. Il primo è il simbolo dell’unità del paese e ne garantisce l’indipendenza, la sovranità e la sicurezza. All’atto pratico costui non dispone di ampi poteri, non potendo opporre il veto alle leggi approvate dalla camera, dalla quale viene eletto con maggioranza di 2/3. Il Primo Ministro forma il Consiglio assieme ai Ministri. È responsabile per la conduzione politica generale dello Stato ed ha il dovere di implementare le leggi adottate dal Parlamento. Il Consiglio dei Ministri ha potere di iniziativa legislativa.

Il potere giudiziario è fatto organo indipendente, ai sensi dell’articolo 87, come del resto lo sono i singoli giudici, non sussistendo altra autorità sopra di essi se non la legge. Dal punto di vista strutturale il sistema si compone di: Consiglio Giuridico, Suprema Corte Federale, Corte Federale di Cassazione, Procura Generale, Commissione di Controllo e Tribunali Federali.


La Nuova Legge Elettorale

La legislazione elettorale irachena è stata aggiornata il 10 settembre scorso con l’approvazione di un nuovo testo (legge n° 26 del 2009 ad integrazione della legge n° 16 del 2005) da parte di 141 parlamentari su 196 presenti durante quella sessione.

L’articolo 1.1 decreta che ogni singolo parlamentare dovrà rappresentare 100.000 iracheni. L’articolo terzo ha stabilito il numero preciso di rappresentanti per le minoranze etniche e religiose. Ad esempio i cristiani hanno diritto a 5 rappresentanti, mentre gli Yazidi, shi’iti musulmani d’etnia curda radicati nella zona di Ninive, ed i Sabei-Mandei dispongono di un solo rappresentante. Inoltre sono stati aumentati da 275 a 323 i seggi complessivi che formano la camera bassa.

Il sistema elettorale è di tipo proporzionale basato su liste di partito. In un tale sistema, indicato con la sigla List PR (Party-list Proportional Representation), i dirigenti di partito stilano le proprie liste di candidati in un preciso ordine ed i seggi sono conferiti in base al numero di voti che ciascuna lista riesce ad ottenere. La legge approvata a settembre ha introdotto però il voto di preferenza individuale, così che l’elettore può scegliere anche il nome del candidato di suo gradimento. In altre parole il sistema di liste chiuse è stato trasformato in uno con liste aperte. La differenza macroscopica risiede nella possibilità di votare per uno o più candidati, quanti sono i seggi da nominare in una determinata circoscrizione. Questa modalità in teoria serve per ridurre il potere dei dirigenti di partito, dato che le liste da loro prodotte possono essere stravolte dal voto dei cittadini. Nonostante il List PR sia uno dei metodi elettorali più usati in Europa, non è molto adatto a società fratturate secondo linee molteplici, com’è l’Iraq. Tale sistema infatti non assicura la piena rappresentanza delle minoranze.


Le Liste e i Candidati in Corsa


  • Alleanza Nazionale Irachena (ANI o in arabo al-I’ttilāf al-Waānī al-‘Irāqī): è il maggior raggruppamento shi’ita, formato principalmente dal Consiglio Supremo Islamico d’Iraq e dal Movimento Sadrista. Per diverso tempo questo movimento ha cercato l’accordo con l’attuale primo ministro Nuri al-Maliki. I punti di disaccordo però sono molti: il Primo Ministro non accetta di fare parte di una lista in cui sia presente un partito dotato di una milizia e d’altro canto i Sadristi rifiutano l’appello alla centralizzazione amministrativa. Inoltre l’ANI è nata con un’accezione eminentemente religiosa, laddove invece il Primo Ministro sta puntando ad un rinnovamento secolare della classe politica irachena. L’Alleanza inoltre intende assumere posizioni più dure riguardo all’occupazione ed alla presenza delle truppe straniere, specie se il ritiro dei militari statunitensi non dovesse rispettare la tabella di marcia.
  • al-HakimIl Consiglio Supremo Islamico d’Iraq (CSII) è uno dei più importanti partiti iracheni di orientamento islamista. Ne è stato a capo, fino al suo assassinio nel 2003, il grande Ayatollah Muhammad Baqir al-Hakim: adesso è diretto da suo nipote ‘Ammar al-Hakim (nella foto). Recentemente il partito ha cambiato nome in quello attuale, dal momento che fin dalla sua nascita nel 1982 si chiamava Consiglio Supremo della Rivoluzione Islamica in Iraq. Dal 2003 ad oggi la dirigenza ha più volte sottolineato la volontà di prendere le distanze dalle gerarchie shi’ite iraniane, non affrancandosi del tutto ma “irachizzando” il movimento. In altre parole piuttosto che apparire come una semplice antenna del Rahbar-e Mo’azam (Guida Suprema) iraniana ‘Ali Khamenei, il CSII ha teso ad avvicinarsi sempre più alla massima autorità degli shi’iti iracheni, ossia l’Ayatollah ‘Ali Sistani. Costui vanta il titolo di Marğa’ al-Taqlīd cioè “fonte di imitazione” per la sua vasta conoscenza del diritto islamico, ma non è affiliato a nessun partito. Sotto la reggenza di Baqir al-Hakim il raggruppamento aveva stretto relazioni oltre che con Tehran anche con gli Stati Uniti, riuscendo però a mantenere una certa indipendenza dagli uni e dagli altri. L’Iran ovviamente vi ha trovato un alleato fedele per la propagazione della Rivoluzione Islamica nel Vicino Oriente mentre gli USA, fautori assieme alla Francia delle “No-Fly Zones” durante la prima Guerra del Golfo per difendere gli shi’iti, si sono assicurati una longa manus durante le operazioni di State-building successive all’invasione, con tutti i benefici che ciò ha comportato.

    Hadi al-AmiriL’Organizzazione Badr è capeggiata da Hadi al-Amiri (nella foto). Già nota come Brigata Badr, è il braccio armato del CSII. Nel 2003 ha cambiato il proprio nome per sottolineare, soprattutto da un punto di vista mediatico, la volontà di concorrere alla determinazione della politica nazionale per vie legali, deponendo le armi. Tuttavia l’organizzazione non ha ancora delineato una sua base sociale, né un programma del tutto indipendente dal CSII. Di conseguenza serve semplicemente come bacino di raccolta voti che confluiscono poi nel partito di al-Hakim. Nel 2008 il primo ministro al-Maliki, ancora alleato del CSII, si è servito della milizia Badr per condurre delle offensive contro l’esercito di Muqtada al-Sadr (si veda sotto). Molti membri sono stati inseriti nelle fila del Ministero degli Interni, fatto questo che ha completato la trasformazione del movimento in organizzazione politica.

    Moqtada al-SadrIl Movimento Sadrista è diretto dal giovane Muqtada al-Sadr. Costui è riuscito a porsi a capo di questo partito facendo leva sui musta’afīn (oppressi) degli slums iracheni e riuscendo a riunire attorno a sé una milizia, Ğaysh al-Mahdī, che costituisce il braccio armato del partito. In altri termini, al-Sadr ha ottenuto la guida del raggruppamento più per le sue doti carismatiche di oratore che per il prestigio o i titoli accademici. Le malelingue lo hanno bollato più volte con l’epiteto di “Nintendo Imām” a causa della sua passione per i videogiochi che lo avrebbero distolto dallo studio. Tutt’ora, data anche la sua giovane età, starebbe completando il cursus studiorum per aspirare al titolo di Ayatollah. È pure vero che, stante la laurea in Sharī’a ossia in Diritto islamico, il titolo viene conferito dal consesso dei dottori di legge, in virtù della preparazione e della scienza del candidato. Muqtada al-Sadr non sembra mai essere stato tra i favoriti. Col CSII, i Sadristi condividono molti punti di vista ma differiscono per tanti altri. Come il partito di al-Hakim, sono tendenzialmente filo-iraniani e parteggiano per la rivoluzione islamica e la costituzione di uno Stato islamico iracheno. Tuttavia l’ideologia islamista rivoluzionaria è corroborata da una vena populista e anti-americana. Questo miscuglio di ideologie ha fatto sì che la milizia (stimata in almeno 60,000 uomini) fin dal 2003 sia stata coinvolta in scontri a fuoco ed azioni di disturbo sia con le truppe d’occupazione straniere sia con i gruppi armati sunniti. L’esercito informale è nato inizialmente per riempire il vuoto di potere e di sicurezza a Madīna al-adr, una delle aree più povere del distretto di Baghdad. Si stima che inizialmente si sia trattato di appena 500 studenti universitari, che poco per volta sono cresciuti in numero ed importanza. Muqtada al-Sadr nella predica (Khutba) della preghiera comunitaria del venerdì ha sempre infuocato gli animi, chiamando a raccolta i fedeli e raccomandando la resistenza contro l’invasore. Soltanto in un secondo momento la raccomandazione si è estesa anche alle milizie sunnite come gli Anār al-Sunna o i gruppi armati ba’thisti. La posizione di al-Sadr in questi ultimi anni sembra essersi attestata su posizioni più moderate. Pur continuando a spingere per una “democrazia islamica”, la milizia ha deposto le armi e lo stesso al-Sadr è stato minacciato più volte dalle altre componenti shi’ite per la sua intransigenza. Rispetto al CSII, i Sadristi hanno relazioni più forti con le gerarchie religiose iraniane e viceversa rapporti più tesi con l’Ayatollah ‘Ali Sistani.

    Altri membri di spicco del ANI sono Ibrahim al-Ğa’fari, ex Primo Ministro, ‘Adil ‘Abd al-Mahdi, Muwaffaq al-Ruba’i e Ahmad al-Ğalabi. Se la loro lista dovesse ottenere la maggioranza dei consensi, uno fra questi con buona probabilità diverrà il nuovo Capo del Governo.

    Ibrahim al-JafariIbrahim al-Ğa’fari ha fatto per lungo tempo parte del partito Da’wa. È stato a capo del Governo di transizione dall’aprile del 2005 al maggio del 2006. Nato a Karbala da una famiglia nobile (il suo bis-nonno condusse la rivolta anti-ottomana in Iraq nel 1876), si unì al partito Da’wa nel 1968, durante gli studi universitari di medicina, mentre allo scoppio della guerra Iran-Iraq fuggì alla volta di Tehran. Alle elezioni generali del 2005 si contese la carica di primo ministro con ‘Adil ‘Abd al-Mahdi e riuscì a prevalere solo per un voto (64 contro 63) e grazie al fatto che i Sadristi votarono in massa per lui. Durante i pochi mesi di governo riuscì ad alienarsi le simpatie dei suoi sostenitori, che lo accusarono di non essere stato in grado di fermare le violenze settarie. Anche il Grande Ayatollah al-Sistani si pronunciò contro di lui e G.W. Bush lo considerava un alleato ma non accettava né riconosceva la sua premiership. Successivamente Nuri al-Maliki gli strappò la dirigenza del partito Da’wa e dunque la carica di Primo Ministro. Nel 2008 ha dato vita al Movimento di Riforma Nazionale (Tayyār al-I al-Waānī), che però solo con grandi difficoltà è riuscito a mantenere coesi i suoi membri.

    Adil abd al-MahdiAdil ‘Abd al-Mahdi, economista, è uno dei due attuali Vice-Presidenti. Fa parte del Consiglio Supremo Islamico d’Iraq, anche se negli anni settanta era membro del partito comunista. Durante la presidenza di S. Hussein scappò dall’Iraq per rifugiarsi in Francia. Nel corso del decennio successivo si accostò alle teorie di governo islamico e alla politica rivoluzionaria khomeinista. Si unì al Consiglio Supremo della Rivoluzione Islamica in Iraq fin dalla sua nascita a Tehran nel 1982. Ha concorso per la carica di primo ministro perdendo per un voto ed è considerato uno dei principali candidati alla Presidenza del Consiglio per le prossime elezioni parlamentari.

    Muwaffak al-RubaieMuwaffaq al-Ruba’i è l’attuale consigliere per la Sicurezza. È stato eletto al Parlamento nel dicembre del 2005 tra le fila del partito Da’wa di al-Maliki. Ha forti legami con Ahmad al-Ğalabi, del quale condivide lo spirito laicista, pur facendo parte di una coalizione tendenzialmente islamista. Parimenti ha un rapporto stretto anche con al-Sistani. Sembra che abbia dato una mano per scongiurare un tentato assassinio proprio ai danni del Grande Ayatollah. Nel 2009 ha dato vita ad un partito di centro, al-Wasa, col quale concorrerà per le elezioni legislative. Questo raggruppamento non dispone di un’ideologia ben precisa ma si posiziona a metà tra le ideologie di destra e di sinistra. Il suo solo scopo dichiarato è quello di indebolire la base di al-Maliki, ampliando le alleanze con sempre nuove argomentazioni. Il dirigente al-Ruba’i può vantare una rete di sostegno, dovuta ai risultati raggiunti nel campo della sicurezza. Una fetta molto consistente della comunità shi’ita ha trovato nel suo movimento un punto di riferimento, ed anche elettori di altre comunità è possibile che siano rimasti impressionati dalla sua azione di governo. Dal punto di vista delle alleanze internazionali il partito al-Wasat si colloca, come tutti i raggruppamenti shi’iti, a metà strada tra USA e Iran. La differenza sostanziale, ufficialmente, è che con Washington vige un’alleanza strategica mentre con Tehran una relazione di buon vicinato ed un rapporto economico-commerciale.

    Ahmed el-ChalabiAhmad al-Ğalabi è stato il ministro ad interim del Petrolio nel 2005 e nel 2006. Fin dal 1992 è stato tra i promotori della creazione del Congresso Nazionale Iracheno, cartello dei dissidenti shi’iti che lavoravano al rovesciamento di Saddam Hussein. C’è chi sostiene che il CNI sia stato creato direttamente dalla CIA già sotto la presidenza G.H.W. Bush come strumento di “public diplomacy”, sulla falsa riga dei precedenti esempi cileni e iraniani. Ha passato molti anni negli Stati Uniti dove ha dato vita ad una specie di lobby, molto vicina al Pentagono ed ai circoli neoconservatori. Non a caso nel 2003 è stato uno dei punti di riferimento dell’amministrazione Bush per quanto concerne le informazioni di intelligence. Come premio durante la fase di reggenza della Coalition Provisional Authority (CPA) gli fu dato un incarico governativo. Il suo partito si è presentato alle elezioni precedenti assieme all’Alleanza Irachena Unitaria. A seguito di quella tornata elettorale avviò una campagna mediatica affinché gli fosse concessa la presidenza del Consiglio, senza ottenere però alcun risultato. Nel 2007 Nuri al-Maliki lo ha nominato capo di una commissione inter-ministeriale straordinaria per contrastare l’insorgenza e tentare di riparare ai danni materiali causati in diverse parti del paese alla rete stradale, idrica ed energetica. Per quanto riguarda il suo orientamento, il CNI pur concorrendo con la lista shi’ita ha una visione piuttosto laica. Anche questo partito ha una visione delle relazioni internazionali decisamente realista: da un lato ha servito gli interessi USA durante la fase post-bellica ma in seguito si è aperta favorevolmente ad una collaborazione con l’Iran.

    Infine vanno indicati almeno altri due raggruppamenti, attivi in seno all’ANI.

    Hashim al-HashimiHashim al-Hashimi è il segretario generale del partito al-Faīla tradotto come Partito della Virtù Islamica. Lo Shaykh Muhammad al-Ya’qubi ne è il leader spirituale. Questo partito fu creato nel 2003 come movimento di rinnovamento spirituale prima ancora che come partito politico vero e proprio. Inizialmente i suoi fondatori lo fecero gravitare attorno al movimento di Muqtada al-Sadr, per via di legami familiari. Il suo manifesto è interamente impregnato di nazionalismo islamico, laddove il linguaggio religioso è usato per perorare cause di auto-determinazione e identità politica. Ha fatto leva, durante la campagna elettorale del 2005, anche su molte problematiche e temi d’attualità come la trasparenza della burocrazia, la lotta alla corruzione e la decentralizzazione amministrativa. Questo partito inoltre ha raccolto molti consensi nella zona di Bassora, dato che si è battuto anche per una più ampia autonomia di questo distretto.

    Hamid al-HayysHamid al-Hayys dirige il Consiglio per la Salvezza di Anbār. Si tratta di un piccolo partito sunnita, attivo soprattutto nel governatorato di al-Anbār, che è anche la provincia più estesa dell’Iraq, sul fianco occidentale al confine con la Siria e Arabia Saudita. È formato soprattutto da ex-ba’thisti che si oppongono alla penetrazione di al-Qā’ida in Iraq e alle violenze settarie ed inter-etniche. Il fondatore, al-Rishawi, riuscì a raggruppare nel 2006 diverse tribù sunnite, coalizzandole contro le organizzazioni terroristiche. Il movimento ha riscosso un grande successo tanto da raccogliere l’adesione di 41 tribù, non solo della zona meridionale di al-Anbār ma anche in quella di Ramādī, che insieme a Baghdad e Ba’qūba forma i tre vertici del cosiddetto “triangolo sunnita”. Al-Rishawi è stato ucciso in un attentato nel 2007, assieme a due delle sue guardie del corpo, lasciando così il posto ad al-Hayys, alla testa del partito.


    • La seconda maggiore lista shi’ita è costituita dall’Alleanza per lo Stato di Diritto.

    Si tratta della lista formata dall’attuale primo ministro Nuri al-Maliki all’inizio dell’anno. Costui è fuoriuscito dalla maggiore coalizione shi’ita decidendo di correre in piena autonomia. Tale decisione è maturata da una valutazione personale del Capo del Governo, deciso a perseguire un programma incentrato su nazionalismo e sicurezza. Fin dal nome della coalizione, al-Maliki ha scelto di concentrarsi sui temi di Stato di diritto, costituzionalismo e legalità. Inoltre, la lista ha cercato di veicolare l’idea della necessità di una classe politica laica, non compromessa con le gerarchie ecclesiastiche interne ed internazionali. La coalizione è piuttosto eterogenea, dal momento che questi presupposti hanno alienato la simpatie dei blocchi shi’iti summenzionati. Di conseguenza, tale assembramento risulta dominato esclusivamente dal partito Da’wa e dalla personalità stessa di Nuri al-Maliki. Per questo motivo, però, ci sono anche forti dubbi circa la possibilità che il Primo Ministro riesca ad ottenere da solo un risultato sostanziale. Sebbene le scorse elezioni provinciali del gennaio 2009 siano state per lui un successo, i dati suggeriscono che questa volta i consensi potrebbero non essere sufficienti. Nelle provincie di Baghdad e di Bassora, dove al-Maliki ha ottenuto i migliori risultati, il suo partito ha ottenuto rispettivamente il 38% ed il 37% dei voti espressi, cioè meno della metà per ciascuna provincia. In altre parole, la vittoria non è stata schiacciante ed è sintomo di una possibile disaffezione dell’elettorato. La campagna elettorale del Primo Ministro si sta svolgendo lungo due sentieri: da un lato cerca di allargare la base elettorale, in modo da attrarre i sunniti e gli elettori laici; dall’altro però mira ad aprire un dialogo con gli esponenti nazionalisti del movimento “22 Luglio”, nato nel 2008. Costoro polemizzano soprattutto contro l’autonomia dei Curdi, contro l’assetto attuale dei poteri sancito dalla Costituzione del 2005 ed il sistema etno-settario che ne deriva.

    Nuri al-MalikiMovimento Islamico Da’wa è il nome del partito dell’attuale Primo Ministro, al-Maliki. Paradossalmente fu fondato nel 1957 dal Grande Ayatollah Muhammad Baqir al-Sadr proprio in opposizione al crescente spirito nazionalista ed anti-religioso imperante in quella fase. La Da’wa, nel linguaggio del diritto islamico, è infatti il proselitismo religioso verso i non musulmani. Ai suoi esordi il movimento si configurò come una sorta di banda armata che usava mezzi terroristici per screditare le istituzioni. Saddam Hussein fece giustiziare Baqir al-Sadr nel 1980 ed esiliò la dirigenza del movimento, che si radunò in Iran legandosi ad esso sempre più strettamente. In vero agli inizi Da’wa non ha avuto una grande risonanza, o per lo meno era adombrato dal più consistente CSII e dai Sadristi. Un accordo tra tutte queste forze ha portato prima al-Ğa’fari e poi al-Maliki alla presidenza del Consiglio. Nel 2007 i Sadristi ed il CSII avevano accettato la carica di quest’ultimo più che altro come soluzione di compromesso. Da’wa era considerato troppo debole per poter avere un ruolo autonomo nella politica irachena. Acconsentendo al governo di al-Maliki, le altre forze shi’ite potevano accaparrarsi i Ministeri ed avere un reale potere decisionale. Il Primo Ministro però ha saputo stabilizzare il paese, soprattutto dal punto di vista della sicurezza, procurandosi un grande sostegno e seguito. Oggi è intenzionato a proiettare di sé l’immagine di vero capo nazionalista e strenuamente ostile al confessionalismo, benché si professi shi’ita e non proprio laico. Il programma è infatti una commistione di religiosità e secolarismo, con l’intento di superare gli interessi particolari. Secondo al-Maliki, Da’wa deve mantenere la sua identità shi’ita, affrancarsi dalle potenze straniere (USA e Iran) e consolidare il controllo islamico nella politica: agendo in questo modo si può servire l’interesse della nazione intera abbattendo le barriere etniche e religiose. Non a caso la sua lista comprende partiti di diversa estrazione.

    Alì Hatim al-SulaymanShaykh ‘Ali Hatim al-Sulayman, principe di Dulaym e presidente del Consiglio generale dei capi tribali iracheni, è alla guida del Fronte Nazionale di Salvezza di al-Anbār. Assieme al già citato Consiglio di Salvezza di Anbār è il raggruppamento più importante dell’omonimo governatorato, ricco di genti beduine e tribù. Costui pare sia riuscito a coalizzare i guerriglieri tribali nella lotta contro le organizzazioni terroristiche. Inoltre ha deciso di concorrere nella lista del Primo Ministro attratto dall’idea di travalicare i confini settari ed etnici. Durante le precedenti elezioni provinciali (nel 2009) il partito ha deciso di non presentare candidati, anche se è riuscito poi ad esercitare un qualche influenza su quelli del fronte rivale di al-Hayys. Bisogna sottolineare che al di là di tutti i discorsi retorici sul superamento delle divergenze interreligiose, si può ritenere non casuale l’alleanza di al-Maliki con il raggruppamento di al-Sulayman. Questi è capace di muovere i voti di tutti i capigruppo tribali, che a loro volta condizioneranno i voti dei membri della propria tribù e questi del proprio clan. In altre parole le genti della provincia più grande del paese possono sostenere lista di al-Maliki, a patto che il Primo Ministro riesca a soddisfare le loro richieste. Le tribù di solito mal sopportano la presenza statale, dato il loro modo di vita nomade. È probabile allora che in cambio al-Sulayman esigerà un qualche ritiro dello Stato da quel governatorato, richiesta dal loro punto di vista più che ragionevole ma che si scontra con l’appello alla centralizzazione amministrativa di Da’wa.

    Adib al-JabburiAdib Mutlaq al-Ğabburi è il capo del Movimento Arabo Indipendente ed è stato presidente di un grande raggruppamento sunnita. Questo si è sciolto tra il 2008 ed il 2009 e diversi membri hanno deciso di unirsi al gruppo del primo ministro al-Maliki. Ciò fu al tempo sia un punto a favore sia un ostacolo per il Governo. Se al-Ğabburi può offrire l’appoggio delle genti sunnite (o almeno di parte di esse), ha per posto come condizione per la fusione con Da’wa il divieto di accesso ad altre fazioni shi’ite come l’ANI. Quindi al-Maliki, rifiutando di ricomporre la frattura tra questi partiti, deve sicuramente aver valutato i rischi conseguenti all’alienazione dei movimenti e dell’elettorato sunnita. Inoltre una seconda richiesta riguarderebbe la possibilità di candidare un certo numero di ex-ba’thisti, cosa che al momento non è stata accettata.

    Esistono poi almeno altri quattro partiti minori entro questa lista: a) Blocco Indipendente Iracheno Unitario diretto dal curdo al-Fayli b) Rassemblamento Khafa’at Iracheno Indipendente, di estrazione shi’ita secolare e diretto da ‘Ali al-Dabbagh c) al-Tağma’u, ossia il “Raggruppamento” condotto da Mahdi al-Hafiz d) ed infine il candidato indipendente ‘Abd al-Qadir ‘Ubaydi al-Mifarği, già ministro della Difesa, escluso dalla tornata elettorale dalla commissione Giustizia e trasparenza.


  • Movimento Nazionale Iracheno. Si tratta della terza lista, nonché di quella meno settaria e dall’orientamento più secolare. In buona parte, però, si tratta solo di retorica, dal momento che i membri per attrarre voti si affidano più alla loro fama e reputazione in seno alla comunità che ad un programma preciso. Sotto questo ombrello si sono posti sia sunniti che shi’iti. Questo gruppo è spesso ritenuto una sorta di revival del partito Ba’th, soprattutto perché si batte per la reintegrazione di esponenti del passato regime, ha i forti legami con la Fratellanza Musulmana egiziana e s’oppone strenuamente all’Iran.
  • Iyad AllawiIyyad ‘Allawi, ex Primo Ministro, guida l’Accordo Nazionale Iracheno. Si tratta di un partito nato nel 1991 per opera dei politici ba’thisti, collegati con le forze armate ed i servizi di intelligence. Prima del 2003 ha ricevuto sostegno dall’Arabia Saudita, che lo usò in funzione anti-shi’ita ed anti-iraniana. Anche la CIA, la Gran Bretagna e diversi paesi arabi l’hanno favorito. ‘Allawi tornò dall’esilio dopo il crollo di Saddam e prese parte al Consiglio Governativo Iracheno (CGI), ossia quell’istituzione che si occupò di riavviare la macchina statale. Nel 2004 divenne Primo Ministro ad interim fino alle elezioni del 2005 per il Parlamento. In un primo tempo il segretario del partito aveva preso in considerazione l’idea di unirsi all’ANI e agli altri maggiori partiti shi’iti e, si dice, fece anche una visita ufficiale a Tehran. Successivamente, desistendo da quell’idea, decise di unirsi ad altri partiti shi’iti, contrari però al settarismo e tendenzialmente laici. Il suo alleato principale è Salih al-Mutlaq.

    Salih al-MutlakSalih al-Mutlaq è il segretario del Fronte Iracheno per il Dialogo Nazionale e rappresenta i sunniti laici. Originario di Nāiriyya, si formò tra le fila del Ba’th (incentivato dalla fede sunnita) ma abiurò negli anni ’70. Ha rappresentato i sunniti all’Assemblea Costituente che nel 2005 ha redatto il nuovo testo, criticando il nuovo assetto federale che non riconosce sufficientemente l’identità araba del paese e concede troppa autonomia ai governatorati, tanto da dividere de facto il paese in tre: nord curdo, centro sunnita e sud shi’ita. Per questo motivo si scontrò con la maggiore coalizione sunnita, Tawaffuq, e col Partito Islamico Iracheno, i quali avevano invece accettato il testo costituzionale. La formazione del suo partito si pose in quel contesto: al-Mutlaq chiese la fine dell’ingerenza esterna negli affari nazionali, la fine della violenza settaria ed il superamento del confessionalismo. Il manifesto parla proprio di una ferrea distinzione tra “chiesa e Stato” ed una decisa centralizzazione amministrativa, punti questi che diversi altri schieramenti non possono certo accettare. Anche la sua candidatura alle prossime elezioni del marzo 2010 sembrerebbe essere stata rifiutata dalla Commissione.

    Tariq al-HashimiTariq al-Hashimi è l’attuale vice-Presidente iracheno e dirigente della Lista del Rinnovamento. Fino al maggio del 2009 è stato il segretario del Partito Islamico Iracheno (PII), maggiore formazione sunnita, ed è stato promotore del boicottaggio delle elezioni del 2005. La sua visione politica include il rifiuto del federalismo e del piano di de-ba’thificazione e l’inclusione dei sunniti nelle forze armate. Inizialmente fu anche uno strenuo sostenitore del confessionalismo istituzionale “alla libanese” ma successivamente ha abbandonato questa posizione. Dopo aver lasciato il PII ha fondato il Tağdīd ossia “Rinnovamento” al fine di superare i contrasti etno-religiosi e raggiungere la coesione sociale.


    Infine l’ultima personalità di spicco del Movimento Nazionale Iracheno è Usama al-Nugayfi del partito al-Ḥadbā’. Si tratta di un raggruppamento sunnita molto attivo nel governatorato di Ninive, contrario al federalismo ed allo strapotere curdo che ne deriva.


    • Alleanza Unitaria Irachena

    Si tratta di una lista di esponenti nazionalisti che auspicano una politica di cooperazione, al di sopra delle differenze etniche e religiose. I membri di questo raggruppamento hanno ricevuto diverse proposte per unirsi alla lista di al-Maliki, ma fino a questo momento non hanno trovato un accordo stabile. Il partito del Primo Ministro e l’Alleanza Unitaria avrebbero infatti un comune vedere su molte questioni: il nazionalismo iracheno, il centralismo ed il dialogo con le forze secolari. Decisamente influente sarà il rapporto teso tra il ministro degli Interni “traditore” al-Bulani ed il primo ministro al-Maliki, che lo ha nominato.

    Jawad al BulaniĞawad al-Bulani (Partito della Costituzione) è l’attuale Ministro degli Interni. In passato ha lavorato come ingegnere dell’aviazione del Ba’th e successivamente è stato incluso sia nel CGI che nell’Assemblea Costituente. È considerato uno shi’ita moderato e ha militato in molti partiti tra i quali l’Organizzazione Badr, al-Faīla ed altri. Nel 2004 ha formato il Partito della Costituzione e nel 2005 ha corso con al-Ğalabi, non ottenendo alcun seggio. Nel 2006 al-Maliki lo ha nominato ministro degli Interni e da quel momento al-Bulani ha iniziato una caccia all’uomo finalizzata a ripulire la burocrazia dalla corruzione e da individui collusi con le milizie. Sfruttando gli ottimi rapporti con i Sadristi, li ha infiltrati nelle istituzioni. Una diatriba con il Primo Ministro si è consumata all’indomani del rifiuto di unirsi alla coalizione Stato di Diritto. Lo stesso al-Maliki gli aveva intimato, per mantenere la neutralità del governo in carica, d’abbandonare il dicastero degli Interni ovvero quella di segretario del Partito della Costituzione. Per tutta risposta al-Bulani ha ricordato al Primo Ministro di essere al contempo segretario di Da’wa e capolista di uno dei maggiori raggruppamenti.

    Ahmad Abu RishaShaykh Ahmad Abu Risha è segretario del Consiglio per il Risveglio dell’Iraq. Questo partito venne creato dal fratello dell’attuale leader, assassinato nel 2007. Si tratta di una forza politica basata ad Anbār e facente leva sulle tribù. All’indomani della caduta di Baghdad nel 2003, alcuni clan si erano alleati con al-Qā’ida. Le relazioni si incrinarono quando i capigruppo tribali iniziarono ad accorgersi che l’organizzazione di Abu Musab al-Zarqawi stava minando la loro autorità nella provincia. L’organizzazione terroristica decise allora di attaccare la regione, dopo averla dichiarata parte integrante del “Califfato Islamico” iracheno. Da questo clima nacque, nel 2005, il movimento, lanciato dal clan Risha e da altri elementi sunniti. Inizialmente si trattò di un raggruppamento clandestino, come quello di al-Sulayman, ma, dati i suoi obiettivi, ricevette l’aiuto degli USA. Avendo la meglio sulla “Base”, il Consiglio per il Risveglio ha contribuito alla stabilità del paese ed ha minato l’autorità dei maggiori partiti sunniti. L’ascesa però fu bloccata dall’assassinio del fondatore nel 2007 e dall’arresto sistematico di suoi esponenti, ordinato da un al-Maliki impensierito dall’enorme seguito e popolarità del Consiglio. Il Primo Ministro ha tentato anche di giocare la carta della cooptazione, ma senza alcun risultato. Alle elezioni prossime, pertanto, il gruppo concorrerà con al-Bulani; ha invocato l’appoggio dei paesi arabi della regione ed ha accusato l’Iran di interferenza.

    Abd al-Ghafur al-SammuraiShaykh ‘Abd al-Ghafur al-Sammurai conduce il Raggruppamento Costituzionalista. Nel 2005 ha assunto la guida dell’ufficio che si occupa dell’amministrazione degli Awqāf, cioè i beni demaniali “ecclesiastici” e le opere pie. Sunnita moderato, anch’egli militò nel Ba’th e si ritiene abbia avuto stretti legami con Saddam Hussein. Tuttavia, si sarebbe battuto in favore della comunità shi’ita durante gli anni in cui era perseguitata. Si è scagliato anche contro la presenza statunitense ma ha sempre preso le distanze da organizzazioni paramilitari e terroristiche. Dato questo clima, ha potuto intrattenere ottimi rapporti con i politici shi’iti: infatti Mahmud al-Samaydai, a capo dell’amministrazione Awqāf degli shi’iti, gli ha proposto un’alleanza. Se dovesse andare in porto, si tratterebbe del primo caso di collaborazione tra istituzioni di comunità diverse e fino a poco tempo fa in lotta.

    Entro questa lista sono confluiti poi a) Sa’ad al-Ğanabi, del Raggruppamento Repubblicano, poi escluso dalla Commissione e b) tre indipendenti: Nehru Kasnazani, membro di una confraternita sufi curda, al-Dulaymi, sunnita e attuale Ministro della Difesa ed infine il capo tribale al-Tamimi, del governatorato di Anbār.


    • Accordo Iracheno

    Si tratta di un’altra lista sunnita. Si definisce laica e secolare anche se comprende il Partito Islamico Iracheno, grosso movimento di orientamento religioso. I punti programmatici principali sono: la fine dell’occupazione straniera, l’eliminazione delle misure di de-ba’thificazione e la revisione costituzionale in senso più favorevole ai sunniti.

    Iyad al-SammuraiIyyad al-Sammurai (nella foto) e Usama Tikriti sono rispettivamente il presidente del Parlamento ed il segretario del Partito Islamico Iracheno. Fondato nel 1960, è stato fortemente influenzato dalla Fratellanza Musulmana ed ha un passato di semi-clandestinità. Durante l’era del Ba’th i suoi giornali furono soppressi ed il suo personale arrestato. Continuò l’attività dall’estero fino al 1991, quando la dirigenza decise che il movimento doveva uscire allo scoperto anche all’interno del paese. Dopo il 2003, il partito ha ripreso ad agire in modo istituzionale, facendo parte del CGI. Nel 2005 ha deciso di boicottare le elezioni, incitando gli altri schieramenti sunniti a fare altrettanto. Nell’agosto del 2009, Tikriti ha deciso di abbandonare la coalizione precedente, Tawaffuq, per unirsi prima con ‘Allawi e poi per formare un raggruppamento tutto suo.

    Khalid al-BaraiKhalid al-Barai dirige il Raggruppamento Nazionale del Popolo d’Iraq. Fondato nel 2004 da un professore di nome al-Dulaymi, è un partito dichiaratamente islamista, ossia d’estrazione religiosa. Prima e durante l’era del Ba’th si è opposto strenuamente alla diffusione di uno spirito socialista e laico nel paese. Inizialmente il partito gravitava nell’orbita del Partito Islamico Iracheno e del fronte comune Tawaffuq. Del fondatore si possono ricordare la piuttosto singolare retorica anti-shi’ita e l’appello ai diritti dei sunniti. Dal momento che le condizioni di salute di al-Dulaymi lo hanno obbligato ad allontanarsi dalla vita politica, al-Barai ha assunto la reggenza nel settembre 2009. Costui si è dissociato dalla linea politica del predecessore, dichiarando che il partito difende l’identità (araba) e religiosa (sunna); inoltre i fedeli dovrebbero adoperarsi per la fine dell’occupazione straniera anche con mezzi violenti.

    Altri partiti che fanno parte di questa lista sono: a) Raggruppamento Nazionale Futuro di orientamento islamista ed estromesso dalla Commissione b) Partito della Giustizia Turkmeno, attivo nel distretto di Diyala e rappresentante degli interessi della minoranza turkmena c) due indipendenti sunniti, Mashhadani e Ğabburi d) un indipendente del governatorato di Salah al-Din, il sunnita ‘Aliawi.


    • Le Liste Curde

    I curdi hanno mostrato scarso interesse a formare alleanze con raggruppamenti non settari. In altre parole sono contrari alla formazione di un Iraq multietnico, forti della consapevolezza del loro peso specifico e del loro potere. Al tempo stesso però, i curdi probabilmente sono anche contrari ad una separazione dalla federazione irachena, nonostante a volte l’abbiano minacciata. La formazione del Kurdistan storico, che comprenderebbe il nord-est della Siria, il Kurdistan iraniano e circa 1/3 della penisola anatolica (tutto il sud-est dell’attuale Turchia) è un’opzione irrealizzabile. Un Kurdistan formato solo dalla regione irachena sarebbe un’entità troppo debole, nonostante la ricchezza derivante dal petrolio, perché costretta a sopravvivere in un ambiente ostile. Accantonata quest’idea, i curdi sono riusciti a fare approvare un assetto federale, per cui l’unità nazionale altro non è che la somma delle parti. La Costituzione, infatti, prevede che siano formate delle regioni (anche se al momento ne esiste solo una, il Kurdistan) dotate di propri organi, e “governatorati non inclusi in nessuna regione”, status al momento conferito a Kirkuk, in attesa di risolvere la contesa. I curdi sono invisi a diversi governi arabi. Non godono di buoni rapporti con l’Iran ma possono contare sull’appoggio statunitense (grazie anche alla lobby presente al Congresso di Washington) e sull’amicizia solidale di Israele, motivata dal “comune destino”.

    Massud BarzaniMa’sud Barzani è il segretario del Partito Democratico Curdo (PDC). Costui è figlio del fondatore, Mulla Mustafa al-Barzani, che nel 1946 diede vita al partito. È il principale raggruppamento curdo e per diverso tempo è stato acerrimo nemico del rivale UPK (vedi oltre). Nel 2003 i due schieramenti si sono riconciliati: Barzani è divenuto il presidente della regione del Kurdistan, mentre il dirigente del UPK, Talabani, è l’attuale presidente della Federazione Irachena. Entrambi i partiti dispongono di un braccio armato, i Peshmerga, milizie riconosciute dallo Stato in cambio della collaborazione con l’esercito nazionale. L’equilibrio tra i due partiti si è rotto quando uno dei fondatori del UPK ha fondato un terzo partito curdo, il Gorran.

    Galal TalabaniGalal Talabani è l’attuale presidente iracheno e dirigente dell’Unione Patriottica del Kurdistan (UPK). L’ascesa del Gorran non solo ha indebolito l’UPK, ma s’è riverberata sull’intero blocco curdo. Il PDC, infatti, non ha capitalizzato, pur potendolo fare, la debolezza derivata dalla fuoriuscita di Gorran. Questo partito potrebbe infatti costituire, sul lungo periodo, una seria minaccia ai tradizionali egemoni. Nel 2009 ad esempio il PDC e l’UPK hanno concorso assieme per le elezioni regionali. Nonostante abbiano ottenuto una netta vittoria, l’UPK ha registrato una certa emorragia di voti a favore del Gorran. In quest’ottica Talabani rischia anche di perdere la sua poltrona se dovesse continuare a perdere consensi, avendo perduto pure la roccaforte di Sulaymaniyya.

    Nusherwan MustafaNusherwan Mustafa è uno dei fondatori dell’UPK e ideatore di Gorran, ossia Movimento per il Cambiamento. La scissione è avvenuta nel 2006, dopo aver accusato l’UPK di corruzione ed inefficienza. Nel 2009 ha dato vita a Gorran arrivando a vincere 25 dei 111 seggi del Parlamento regionale. Questo movimento si presenta come indipendente e soprattutto vuole dare di sé l’immagine di promotore d’una strenua lotta alla corruzione ed al clientelismo.


    Infine l’Unione Islamica del Kurdistan è diretta da Salah al-Din Bahaiddin. Si tratta di un piccolo partito curdo di ispirazione religiosa e vicino alla Fratellanza Musulmana. Ha annunciato che concorrerà da solo alle prossime elezioni parlamentari.


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