Fonte: “Diploweb.com”, 14.02.2010
Geopolitica dell’Asia centrale. Dal 1991, gli Stati Uniti e il Kazakhstan hanno progressivamente stabilito un partenariato solido e stabile basato su una collaborazione molto estesa, senza grandi difficoltà, contrariamente alle relazioni di Washington con l’Uzbekistan. Tuttavia, le loro relazioni bilaterali conoscono dei limiti che non bisogna trascurare.
Gli Stati Uniti sono stati i primi a riconoscere l’indipendenza del Kazakhstan nel dicembre del 1991 e ad aprirci un’ambasciata nel gennaio 1992. Da quel momento, i due paesi hanno sviluppato dei rapporti bilaterali distesi. Il Kazakhstan considera Washington come uno dei più importanti partner, al pari di Unione Europea, Cina e Russia. La sua capitale, Astana, tenta di mantenerli in equilibrio nel quadro della sua politica estera detta “multi-vettoriale”, ma con tuttavia una priorità per i suoi due potenti vicini russi e cinesi. Da parte sua, a riguardo dell’Asia centrale, Washington si è interessata al Kazakhstan dall’inizio degli anni ’90. Ma, pur mantenendo le sue relazioni con Astana, si è poi rivolta in via prioritaria verso l’Uzbekistan prima che gli avvenimenti di Andijan del 2005 compromettessero il “partenariato strategico” americano-uzbeko. In questo contesto, a partire dalla metà del 2005, Washington ha di nuovo ridato la priorità ai suoi rapporti con il Kazakhstan, considerato come un alleato stabile in Asia centrale. Questa tendenza si è accelerata a partire dal 2006 e si mantiene tuttora.
L’importanza della cooperazione in materia di non proliferazione
L’interesse americano per il Kazakhstan è sin dall’origine legato alla presenza sul suo territorio di un importante arsenale nucleare e alle strutture di ricerca e produzione d’armamenti biologici ereditati dal periodo sovietico. Questo armamento trasforma potenzialmente il nuovo Stato nella quarta potenza nucleare del mondo mentre, vista la presenza di infrastrutture legate al programma sovietico di guerra biologica, i rischi di proliferazione di armi di distruzione di massa (ADM) non potrebbero essere scartati. Così, Washington e Astana hanno sviluppato molto presto una cooperazione – discreta e efficace – riguardante la domanda di sicurezza e di non proliferazione. Sotto l’influenza americana, Astana ha rinunciato alle armi nucleari dal 1993. Nell’ambito del Cooperative Threat Reduction Program promosso dai senatori Nunn e Lugar, gli Stati Uniti e il Kazakhstan hanno siglato lo stesso anno un accordo di cooperazione in materia di riduzione congiunta della minaccia. L’accordo è stato prolungato per sette anni nel dicembre 2007. Gli americani hanno fornito più di 200 milioni di dollari d’assistenza al Kazakhstan per aiutarlo a disfarsi degli ADM – prima nucleari e poi biologiche – e delle infrastrutture connesse presenti sul suo territorio per il loro rimpatrio verso la Russia, il loro smantellamento, la chiusura, la neutralizzazione e la sicurezza dei siti nucleari. Quindici anni dopo la firma dell’accordo del 1993, il Kazakhstan è visto dalle autorità americane come uno dei leader mondiali in termini di non proliferazione nucleare, una carta maestra che i dirigenti kazaki utilizzano sulla scena internazionale per promuovere l’immagine del loro paese.
Dal 1994, i due paesi hanno siglato anche un accordo sulla conversione delle imprese di difesa, avendo come priorità le installazioni introdotte nel settore degli ADM (1). Gli Stati Uniti finanziano ugualmente dei programmi come l’International Science and Technology Center e il Global Initiatives for Proliferation Prevention, destinati a evitare la “fuga di cervelli” verso dei paesi problematici.
Nel campo della non proliferazione, Washington continua a fornire un’assistenza in materia di formazione e di equipaggiamento per le frontiere sorvegliate, gli ispettori di dogana o i funzionari kazaki che lavorano al controllo delle esportazioni. Un accordo di cooperazione contro il traffico di materie radioattive e fossili siglato per iniziativa degli Stati Uniti nel maggio 2006 prevede l’installazione di materiali di rilevamento nelle zone di frontiera importanti così come la formazione a questo tipo di controllo di un po’ di personale. Se questa cooperazione prosegue tuttora è in ragione della persistenza dei rischi di proliferazione aggravati dalla minaccia del terrorismo. L’Asia centrale – particolarmente il Kazakhstan e l’Uzbekistan – restano in effetti una fonte potenziale d’approvvigionamento per i gruppi terroristici interessati all’acquisizione di materiali fossili, come l’uranio fortemente arricchito o il plutonio, o di materiali radioattivi provenienti da fonti radioattive “orfane“ – il Kazakhstan ne aveva 100.000 nel 1992 –, necessarie alla creazione di una “bomba sporca”.
Stabilimento e sviluppo delle relazioni politiche
I legami politici tra Washington e Astana si sono sviluppati lungo tutto il decennio 1990. Il presidente Noursoultan Nazarbaiev si è recato quattro volte negli Stati Uniti durante questo periodo. I contatti diretti tra i due paesi si sono intensificati dopo l’11 settembre 2001. Astana ha sostenuto le operazioni americane in Afghanistan. Ha concesso lo spazio aereo agli americani per le operazioni militari contro i talebani e offerto delle strutture per atterraggi d’urgenza sul suo territorio. Come partner nella guerra contro il terrorismo, ha visto crescere la sua importanza a Washington. Il presidente N. Nazarbaiev è anche stato accolto alla Casa Bianca nel dicembre 2001. In questa occasione, i due paesi hanno stabilito un “partenariato strategico”. Nella primavera 2003, il Kazakhstan ha anche sostenuto la politica americana in Iraq. È stato, insieme alla Georgia e all’Armenia, uno dei pochi stati della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI) a inviarvi un contingente, fatto simbolico. Tuttavia, dopo la visita di N. Nazarbaiev nel dicembre 2001, le relazioni politiche bilaterali sono un po’ peggiorate. Numerosi fattori spiegano questa tendenza. Nell’ambito della guerra contro il terrorismo, l’amministrazione americana più volte ha messo l’accento sui suoi legami con Tachkent, giudicato più importante di Astana in questa priorità. Il presidente kazako è stato anche inquisito nel 2003 dalla giustizia americana nell’ambito dell’affare Giffen – chiamato anche “Kazakhgate” – una faccenda di corruzione relativa al pagamento di tangenti da parte di alcune compagnie petrolifere americane per concludere grandi contratti petroliferi con il governo kazako negli anni ’90. Le relazioni bilaterali sono state anche disturbate dall’onda di “rivoluzioni colorate” che hanno attraverso lo spazio della CSI tra il 2003 e il 2005. Anche se il presidente Nazarbaiev probabilmente non si è sentito direttamente minacciato, ha ciò nonostante rafforzato il controllo sulla società civile, cosa che Washington non poteva che deplorare. Ciò nonostante, in seguito agli avvenimenti d’Andijan, che hanno raffreddato i suoi legami con l’Uzbekistan, ed al vertice dell’Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione (OSC) del luglio 2005 (quando quest’ultima, su iniziativa di Tachkent, ha chiesto a Washington di fissare un ritardo per il ritiro delle sue forze dall’Afghanistan), l’amministrazione americana ha rapidamente riequilibrato le sue relazioni in favore di Astana. Le visite diplomatiche bilaterali di alto livello si sono improvvisamente moltiplicate nell’autunno 2005. Washington non farà alcuna critica alla rielezione di N. Nazarbaiev alla presidenza del Kazakhstan con più del 90% di voti nel dicembre 2005. Durante la visita ufficiale di quest’ultimo alla Casa Bianca nel settembre 2006, il “partenariato strategico” è stato rilanciato. Washington sembrerebbe arrivata alla conclusione che la stabilità e il completamento del Kazakhstan, soprattutto in materia economica, lo rendono un partner indispensabile in Asia centrale per promuovere la propria influenza in questa zona. Prova dell’interesse prioritario dato alle relazioni con il paese, dopo una certa esitazione, gli Stati Uniti hanno deciso alla fine del 2007 di sostenere la candidatura kazaka alla presidenza dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) per il 2010, quello che ha permesso al Kazakhstan di riportare un’importante vittoria diplomatica di prestigio. Di recente, il suo ruolo regionale è ancora migliorato agli occhi di Washington dato il deterioramento della situazione afghana e il contesto delle domande kirghize di ritiro americano dalla base di Manas. Astana ha in effetti accettato nel febbraio 2009, in accordo con Mosca, che i suoi territori possano servire per il transito di materiale non militare e di merci destinate alle truppe occidentali distribuite nel teatro afghano, necessarie all’amministrazione Obama che prevede di accrescere gli effettivi sul territorio e di riorientare i suoi sforzi militari dall’Iraq all’Afghanistan. Astana ha fatto il suo interesse, perché una parte dell’approvvigionamento sarà acquistata direttamente in Kazakhstan. L’utilità di Astana per le operazioni afghane non dev’essere tuttavia sopravvalutata. Il punto d’entrata principale e indispensabile verso l’Afghanistan è situato sul territorio uzbeko (Termez) e non in Kazakhstan. Lo stato kazako ha anche trovato l’occasione di rendersi utile per un’altra questione. Il presidente N. Nazarbaiev ha ufficialmente invitato nell’aprile 2009 il presidente Barack Obama a visitare il suo paese, per discutere sulla possibilità di collocare una banca di combustibile nucleare sul territorio kazako. Attraverso questa “banca”, Astana potrebbe assicurare la fornitura di combustibile ai paesi impegnati nella non-proliferazione. Questa iniziativa è presentata come suscettibile di facilitare l’avvicinamento tra l’Iran e gli Stati Uniti con l’ampliamento delle possibilità di compromesso nella questione del nucleare. Gli americani desiderano infatti che Teheran non arricchisca l’uranio sul suo territorio. La Russia ha proposto di fornire direttamente combustibile nucleare all’Iran. Ma il carattere “musulmano” del Kazakhstan e l’assenza di memorie storiche negative tra l’Iran e questo paese potrebbero farne, nell’ambito di questa domanda, un candidato più interessante di Mosca agli occhi del regime iraniano. Ma è tuttavia ancora troppo presto per dire se sarà effettivamente il caso. La proposta è stata ben accolta a Teheran e a Washington. Dimostra la volontà di Astana di continuare a mostrare agli Stati Uniti l’utilità del loro partenariato.
Espansione dei legami economici
In materia economica, gli Stati Uniti e il Kazakhstan hanno siglato nel maggio 1992 un accordo commerciale che crea una cornice per lo stabilimento di relazioni commerciali normali. Parallelamente, un accordo bilaterale di investimenti e una convenzione per evitare la doppia imposizione sono stati ugualmente conclusi. Tuttavia le relazioni economiche si sono approfondite nel periodo dopo l’11 settembre. Nel 2001, Washington e Astana hanno stabilito un “partenariato energetico” e nell’ottobre 2002, i due governi hanno stabilito un partenariato congiunto per lo sviluppo degli affari – l’”iniziativa di Houston” – destinato ad aiutare il Kazakhstan a costruire un’economia di mercato moderna che sostiene lo sviluppo delle piccole e medie imprese. Nonostante continuino alcune difficoltà, il Kazakhstan è stato il primo paese della CSI al quale Washington ha riconosciuto, nel marzo 2002, lo statuto di economia di mercato. Sostiene anche la candidatura kazaka all’OMC e coopera con Astana nei suoi sforzi per l’adesione. Washington è ugualmente all’origine di un’iniziativa economica legante il settore pubblico e il settore privato, lanciata a partire da metà del 2007. Si tratta di fornire un canale per le migliaia di affari operanti in Kazakhstan al fine di esplorare con le autorità kazake i miglioramenti possibili per lo sviluppo commerciale. All’interno di queste relazioni con gli Stati Uniti, Astana beneficia del sistema delle preferenze generalizzate (GPS) che esenta dai diritti 3400 tipi di esportazioni kazake. Grazie a tutte queste iniziative, gli scambi bilaterali si sono intensificati passando da 35,5 milioni di dollari nel 1992 a 2,59 miliardi nel 2008, con una netta accelerazione quest’ultimo anno. Secondo la camera di commercio americano-kazaka, creata nel 1998, più di un centinaio di compagnie americane sono oggi attive in Kazakhstan in diversi settori: soprattutto idrocarburi ma anche agricoltura, settore bancario, prodotti di consumo, settore immobiliare, servizi, miniere, logistica, assicurazioni , tecnologia delle comunicazioni, società giuridiche, packaging, consulenza e turismo. Alla fine del 2006, 370 joint-ventures americano-kazake sono state registrate in Kazakhstan. Un’associazione d’affari americano-kazaka è stata inoltre stabilita nel 1999. Malgrado questi risultati, Washington resta per il Kazakistan un partner commerciale meno importante della Russia, la Cina o l’Unione Europea. Per quanto riguarda la domanda di investimenti diretti (IDE), è tuttavia il primo investitore in Kazakhstan. Tra il 1993 e il 2008, gli investimenti americani hanno raggiunto 15 miliardi di dollari, circa il 30% del totale degli IDE ricevuti da questo paese. Le compagnie americane hanno concentrato i loro investimenti principalmente nel settore degli idrocarburi (petrolio e gas) – 11 miliardi di dollari (2) – ma esse sono anche presenti nella domanda di servizi alle imprese, delle telecomunicazioni e dell’elettricità.
Importanza degli idrocarburi
L’energia costituisce una componente essenziale delle relazioni bilaterali americano-kazake dalla metà degli anni ’90. Le compagnie petrolifere e le parapetrolifere americane sono oggi particolarmente attive nello sviluppo di questo settore. Le majors detengono interessi massicci nei principali campi di idrocarburi kazaki di Tengiz (Chevron 50%, Exxon Mobil 25%), Karachaganak (Chevron 20%) e Kashagan (Exxon Mobil 16,66%, Conoco Phillips 8,28%), oltre all’importante oleodotto – il CPC – che lega Tengiz al porto russo di Novorossiysk (Chevron 15%, Exxon Mobil 7,5%). Washington favorisce ugualmente una politica di diversificazione delle pipeline dello spazio caspico verso il mercato internazionale con il fine di limitare il monopolio russo nel settore e di accrescere la sicurezza energetica dell’insieme dei consumatori di petrolio e di gas. Malgrado le relazioni a volte delicate con Gazprom, che detiene il monopolio del trasporto del gas kazako verso il mercato internazionale, Astana ha sino ad ora esitato ad impegnarsi nel progetto del gasdotto transcaspiano, proposto da Washington, preferendo la costruzione di una simile infrastruttura nel settore turkmeno del mar Caspio. Al contrario, di fronte alla prospettiva di una sua maggiore produzione petrolifera, di fronte al rifiuto russo di accrescere le capacità di trasporto dell’oleodotto CPC, il Kazakhstan ha concluso con Baku nel giugno 2006 un accordo di trasporto del petrolio attraverso l’oleodotto Baku-Tbilissi-Ceyhan (BTC) (3), una scelta approvata da Washington. Nell’ottobre 2008, la prima petroliera con petrolio kazako proveniente da Tengiz è partita per l’Azerbaigian. I due paesi hanno anche siglato un accordo sulla sistemazione del sistema kazako di trasporto transcaspiano (Kazakhstan Caspian Transportation System o KCTS) nel novembre 2008 (4). Quest’ultimo, che dovrebbe essere operativo nel 2012, prevede la costruzione sul territorio kazako di un oleodotto tra Eskene e il porto di Kuryk sul Caspio (a 70 km da Aktau) per trasportare una parte del petrolio prodotto a Tengiz e a Kashagan (500000 barili al giorno). Cosa che interessa particolarmente le compagnie americane. A partire da Kuryk, il petrolio kazako sarà trasportato da petroliere sino a Baku. Da li, sarà gettato nel BTC e nell’oleodotto Baku-Supsa per raggiungere il mercato internazionale (5). Lo schema è stato stimato a 4 miliardi di dollari. Chevron e Exxon Mobil si sono associate. Un protocollo d’accordo è stato siglato nel gennaio 2007, ma delle discussioni sono ancora in corso con il potere kazako. Una volta che il progetto sarà realizzato, una parte importante del petrolio kazako transiterà per il Caucaso usando il BTC (la sua capacità originaria potrà essere portata a 1,8 milioni di barili al giorno nel futuro se i volumi sono disponibili), una scelta che non può che soddisfare gli interessi delle compagnie americane operanti a Tengiz e Kashagan, ma anche gli obiettivi di Washington di accrescere le capacità d’esportazione del Kazakhstan per alimentare il mercato mondiale massimizzando al contempo la sua indipendenza e prosperità.
Sviluppo dei legami militari e della sicurezza
Gli Stati Uniti hanno sviluppato dei legami militari con il Kazakhstan, sia dentro la realtà multilaterale della NATO che sul piano bilaterale. Con la NATO le relazioni hanno inizio nel 1992, quando Astana ha raggiunto il Consiglio di cooperazione Nord-Atlantico. Esse si sono approfondite nel 1995 con la sua partecipazione al Programma di Partenariato per la Pace (PPP). Dal 1997, ha preso parte a degli esercizi congiunti annuali per il mantenimento della pace. Dal 2002, la sua partecipazione alla pianificazione e al processo di revisione del PPP (PARP) ha aiutato questo paese a sviluppare la capacità delle sue forze armate a lavorare con l’Alleanza atlantica. Inoltre, a proposito della sicurezza non tradizionale, Astana partecipa al Piano d’azione del partenariato contro il terrorismo (PAP-T). Scambia informazioni e analisi con la NATO, e l’organizzazione l’aiuta a rinforzare le sue capacità di lotta contro il terrorismo interno e a migliorare la sua sicurezza alle frontiere. Nel 2006, 2007 e 2009, ha ospitato importanti esercitazioni antiterroristiche. Dal 2006, la NATO e il Kazakhstan svilupparono delle cooperazioni pratiche nell’ambito di un Piano d’azione individuale d’associazione (IPAP). Inoltre, l’Organizzazione atlantica l’aiuta a sviluppare le sue capacità navali nel Caspio e l’assiste in materia di preparazione di fronte ai disastri naturali e nella difesa dell’ambiente (6). Simbolo della sua vicinanza alla NATO, il presidente N. Nazarbaiev ha effettuato nel 2007 una visita alla sede dell’organizzazione, seguito nel 2008 dal suo ministro della Difesa, andato a presentare i risultati dell’IPAP per il periodo 2006-2008. Il Kazakhstan è, a quanto pare, d’ora in poi considerato in seno dell’Alleanza come un punto importante per la sicurezza dell’Asia centrale. Malgrado questi sviluppi, Astana ha cura di diversificare i suoi partenariati in materia militare. Ha stabilito numerose cooperazioni bilaterali e partecipato con priorità all’OTSC (l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva), capitanata da Mosca. La cooperazione con l’Alleanza atlantica gli ha offerto importanti benefici in materia di sicurezza, ma è soprattutto in termini d’immagine per il paese che questa relazione gli è utile. Sul piano bilaterale, gli Stati Uniti hanno sviluppato una cooperazione militare con il Kazakhstan dal 1994. Ufficiali kazaki partecipano al programma internazionale d’insegnamento e di formazione militare negli Stati Uniti (IMET). Questo assicura a Washington dei contatti in seno alle forze armate del paese. Questi ultimi erano una trentina nel 2008, cifra non trascurabile, ma non possono essere comparati con i 15000 militari kazaki addestrati in Russia tra la metà degli anni ’90 e il 2005. Mosca conserva anche il primo posto nella vendita d’equipaggiamento ai Kazaki. Malgrado questi forti legami con la Russia, il Kazakhstan non trascura le possibilità offerte dalla collaborazione militare bilaterale con gli Stati Uniti, per quel che concerne la formazione, l’equipaggiamento e il rinforzamento delle sue capacità proprie. Sulla scia del lancio della guerra contro il terrorismo, ha beneficiato dell’assistenza americana per la fornitura di telecomunicazione e equipaggiamenti militari da montagna. Washington ha anche formato alcuni comandi kazaki per la lotta contro-insurrezionale. Nel 2003, i due paesi hanno concluso un piano quinquennale riguardante la cooperazione militare. Esso mira a creare, addestrare e sviluppare una forza di reazione rapida capace non solamente di lavorare con la NATO, ma anche di proteggere gli oleodotti e le altre infrastrutture energetiche sensibili del paese contro ogni tipo di attacco. Washington vuole aiutare il Kazakhstan a rinforzare le sue capacità aeronavali e navali nel Caspio con il fine di proteggere i suoi interessi energetici e di controllare il traffico di navi straniere in queste acque. Lo sviluppo dell’Accademia navale d’Aktau e la sua trasformazione in centro di formazione sono previsti dall’accordo. È sulle sue orme che il programma Caspian Guard, destinato a coordinare le attività dell’Azerbaigian e del Kazakhstan con le forze americane (l’US Central Command), è stato lanciato nell’autunno 2003 (7). Washington desidera rinforzare le loro capacità di di difendere il proprio spazio marittimo e i campi d’idrocarburi offshore dove è concentrata una parte importante degli investimenti delle compagnie americane. Ciò nonostante, l’accento messo su questo particolare progetto è stato ridotto successivamente. Resta il fatto che la cooperazione militare bilaterale è proseguita tra il 2003 e il 2008. Gli Stati Uniti hanno fornito delle ambulanze Humvee al Kazakhstan nel 2004 e dato materiale per le comunicazioni radio per il Kazbat. Nel 2005, l’US Centcom ha guidato approssimativamente 45 eventi bilaterali di cooperazione militare di tutti i tipi con il ministero kazako della Difesa e con altre agenzie, un aumento di più del 100% dal 2002. Gli Stati Uniti hanno anche lavorato al miglioramento dell’interoperabilità tra le forze militari kazake e le proprie attraverso l’organizzazione di esercitazioni comuni. Nel 2006 hanno consegnato tre lance di pattuglia al Kazakhstan e aiutato Astana a rinnovare le installazioni dell’Accademia navale d’Aktau. Nel 2008, Washington ha fornito elicotteri per la nuova forza di reazione rapida kazaka operante nel Caspio. Inoltre, un nuovo accordo bilaterale di cinque anni riguardante la cooperazione militare è stato concluso nel febbraio 2008. Le relazioni militari sono dunque lontane da essere trascurate.
Oltre alla domanda militare, gli Stati Uniti hanno anche cooperato dal 2001 con il Kazakhstan in materia di lotta contro il traffico illegale della droga proveniente dall’Afghanistan, di miglioramento della sicurezza delle frontiere (per esempio, formazione di doganieri per la lotta contro la proliferazione degli ADM), della lotta contro il riciclaggio del denaro e contro il traffico di essere umani.
Il “soft power”
Washington non trascura il «soft power» per accrescere la sua influenza in Kazakhstan, soprattutto per la formazione dell’élite. Ci sono stati per l’anno accademico 2007/2008, 1456 studenti kazaki nelle università e nei college americani. Per diffondere la cultura americana, l’inglese e la conoscenza degli Stati Uniti, l’amministrazione americana ha creato degli “American Corners” nelle città d’Oskemen, Karaganda, Shymkent, Uralsk, Atyrau, Petropavlovsk, Aktobe e Almaty. Un centro culturale americano è stato inaugurato a Almaty nel 2008, e anche un Information Resource Center a Astana. Queste realizzazioni sono importanti, ma in materia di “soft power”, Mosca gode di un’immagine molto positiva nel paese dove vive ancora una importante minoranza russa. Prodotto della storia, l’utilizzo della lingua russa resta molto diffuso nella popolazione in rapporto all’inglese (8). I media russi sono largamente diffusi in Kazakhstan. Costituiscono una risorsa d’informazione importante per la popolazione kazaka che tende ad accordargli una grande credibilità, fatto non molto positivo per Washington (9).
Infine, tra il 1992 e il 2007, gli Stati Uniti hanno anche fornito approssimativamente 1,4 miliardi di dollari per l’assistenza tecnica e d’appoggio agli investimenti in Kazakhstan (10). Dal 1993, l’agenzia americana per lo sviluppo internazionale (USAID) ha amministrato i programmi d’assistenza tecnica per sostenere la transizione del Kazakhstan verso l’economia di mercato (11), ma anche per migliorare il governo del paese e favorire il raggiungimento di una società aperta. A tale proposito, gli Stati Uniti hanno aiutato la formazione e il rinforzamento di ONG locali di difesa dei diritti dell’uomo, ma anche dei partiti politici registrati – una cooperazione sospesa sulla scia dell’onda delle “rivoluzioni colorate”, ma ripresa nel gennaio 2008. Washington ha anche sostenuto finanziariamente il lavoro di ONG operanti nel settore dei media indipendenti, della riforma del sistema giuridico, dei diritti delle donne, dell’educazione civica, del monitoraggio legislativo. Le US Peace Corps dispongono nel 2009 di circa 140 volontari in Kazakhstan su 7876 attualmente attivi in 76 paesi del mondo. Tra il 1993 e il settembre 2007, ha inviato 914 volontari nel paese. Questi ultimi sono stati incaricati di programmi riguardanti l’educazione e al rafforzamento della società civile attraverso lo sviluppo di ONG lavoranti nel settore della gioventù, delle donne, dello sviluppo economico, della protezione dell’ambiente e della lotta contro l’aids. Washington ha anche aiutato Astana nel settore della salute (lotta contro l’HIV, la tubercolosi e la malaria, messa in opera di un sistema di assistenza sanitaria) e della protezione dell’ambiente. A tal proposito, ha assistito il Kazakhstan in materia di gestione dell’acqua (accordo-quadro sull’utilizzazione dell’acqua e delle risorse energetiche del bacino del Syr Darya nel 1998). Inoltre, gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno collaborato con il Kazakhstan per lo stabilimento di un centro ambientale regionale indipendente a Almaty nel 2001 con la missione di sostenere lo sviluppo duraturo. .
Un partenariato solido ma limitato
Dal 1991 gli Stati Uniti e il Kazakhstan hanno progressivamente stabilito un partenariato solido e stabile, basato su una cooperazione molto estesa, senza grandi ostacoli, al contrario di quanto avvenuto nelle relazioni di Washington con l’Uzbekistan. Tuttavia, le loro relazioni bilaterali conoscono dei limiti che non si possono trascurare. La natura autoritaria del regime kazako e le lentezze della sua democratizzazione costituiscono un malessere ricorrente all’approfondimento dei legami tra i due paesi. L’affare del “Kazakhgate” non è più regolato e fa pesare una minaccia latente sulle loro relazioni bilaterali. Washington deve infine tenere conto dei pesi, nella politica estera kazaka, che occupano la Russia e la Cina, le cui relazioni restano spesso prioritarie agli occhi di Astana. Pertanto, a dispetto dei suoi limiti reali, il partenariato americano-kazako è oggi saldamente ancorato.
(traduzione di Carla Pinna)
* Thierry Kellner è dottore in Relazioni internazionali (Istituto Universitario d’Alti Studi Internazionali di Ginevra), ricercatore associato all’Istituto di Studi sulla Cina Contemporanea (BICCS) di Bruxelles ed autore di numerosi libri. Fa parte del Consiglio Scientifico del Centro geopolitico di diploweb.com
Note:
(1) Così, le agevolazioni di Stepnogorsk (nord-est del Kazakhstan), le più importanti del mondo in materia di produzione d’antrace, sono state totalmente smantellate tra il 1997 e il 2007. Una parte del suo personale, come di altri scienziati impiegati su differenti siti di programmi sovietici di guerra biologica in Kazakhstan, è stato riorientato verso dei programmi comuni di ricerca o di industrie civili.
(2) “Press Conference with Ambassador to Kazakhstan Richard E. Hoagland”, 6 Novembre 2008, kazakhstan.usembassy.gov/tr-11-06-2008-html
(3)”BTC: Kazakhstan finally commits to the pipeline », Eurasia Insight, June 19, 2006.
(4) KONYROVA, Kulpash, « Azeri-Kazakh cooperation : A project with high hopes », AGOC, vol. 14, issue 1, January 29, 2009.
(5) DELLY, James, « Kazakhstan eyes new oil export route via Caspian Sea », Eurasia Insight, April 11, 2007.
(6) « NATO’s relations with Kazakhstan », February 24, 2009, www.nato.int/issues/nato-kazakhstan/index.html
(7) « Caspian Guard », www.globalsecurity.org/military/ops/caspian-guard.htm
(8) 68% degli intervistati per un sondaggio realizzato da Gallup nel 2008 hanno scelto di rispondere in russo piuttosto che nella lingua nazionale, www.gallup.com/poll/112270/Russias-Language-Could-Ticket-Migrants.aspx.
[9] « Kazakhstan National Public Opinion Survey », IRI, Baltic Surveys /The Gallup Organization August 2008, pp. 39-40.
[10] Foreign Operations Appropriated Assistance : Kazakhstan, Bureau of European and Eurasian Affairs, Fact Sheet, January 20, 2009, www.state.gov/p/eur/rls/fs/103634.htm
(11) In particolare assistenza alla privatizzazione, alla riforma del sistema fiscale, in materia di gestione finanziaria, di diritto commerciale, aiuto per il rafforzamento della capacità istituzionale della Banca nazionale.